IL VERO TRADIMENTO È POSSIBILE LI DOVE VI È FIDUCIA

La fiducia ha in sé il germe del tradimento. Il serpente era nel Giardino fin dal principio, proprio come Èva era già preformata nella struttura che circonda il cuore di Adamo: la fiducia e la possibilità di tradire nascono nello stesso istante. Quando in una unione esiste la fiducia, il rischio del tradimento diviene una possibilità reale con cui vivere continuamente e quindi è parte della fiducia, proprio come il dubbio è parte della fede vivente.

Sembra quasi dal racconto biblico che Dio abbia riconosciuto di non essere bastante per l’uomo e che a questo era necessario qualcosa di più adatto di Lui stesso. Era necessario creare Èva, evocarla, trarla fuori dall’uomo… ed essa portò alla rottura della fede primaria con il tradimento. L’Eden era distrutto e cominciava la vita. Secondo questa interpretazione del racconto, la situazione di fiducia primaria non favorisce la vita: se Dio e la creazione non erano sufficienti per Adamo ed era necessaria Èva, questo significa che il tradimento era necessario. Sembra che il tradimento e la cacciata fossero l’unica via per uscire dal Giardino, come se il calice della fiducia non potesse essere trasformato in altro modo. Ci troviamo così di fronte ad una verità essenziale sulla fiducia e sul tradimento: l’uno contiene l’altro. Non è possibile avere fiducia senza la possibilità del tradimento. E’ la moglie che tradisce il marito, il marito che inganna la moglie; sono i compagni e gli amici che deludono; è l’amante che usa l’amico per raggiungere il potere; è l’analista che scopre i segreti del paziente; è infine il padre che lascia cadere il figlio. La promessa fatta non è mantenuta, la parola data viene mancata, la fiducia diviene inganno. Il tradimento ci viene proprio da quei rapporti dove la fiducia primaria è possibile. Noi possiamo essere veramente traditi solo quando ci fidiamo veramente — da fratelli, amanti, mogli, mariti, e non da nemici o da estranei. Più grandi sono l’amore, la lealtà, l’impegno, l’abbandono, e maggiore è il tradimento. Vivere o amare solo quando ci si può fidare, quando si è sicuri ed accolti, quando non si può essere abbandonati o feriti, quando ciò che è stato espresso in parole è impegnativo in eterno, significa essere fuori dalle vie del male e quindi fuori della vita reale.” James Hillman, da Puer aeternus: tradimento e perdono

Dottor Roberto Cavaliere Psicoterapeuta. Studio professionale in Milano, Roma e Salerno. Possibilità di effettuare sedute tramite videochiamata.

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IL DILEMMA TRA FEDELTA’ ED INFEDELTA’

In questa bellissima e non banale canzone di Giorgio Gaber è presente “Il dilemma” tra fedeltà ed infedeltà, con la scelta della fedeltà come scelta d’amore. Segue, dopo il testo, un breve passaggio di un’intervista che Gaber rilascia a Minoli e che chiarisce bene la sua posizione al riguardo di questo tema. Al di là se si è d’ccordo o meno sul tutto, invito a riflettere analizzando bene testo della canzone ed intervista

Il Dilemma – 1981/1982

In una spiaggia poco serena
camminavano un uomo e una donna
e su di loro la vasta ombra di un dilemma
l’uomo era forse più audace
più stupido e conquistatore
la donna aveva perdonato non senza dolore
il dilemma era quello di sempre
un dilemma elementare
se aveva o non aveva senso il loro amore.

In una casa a picco sul mare
vivevano un uomo e una donna
e su di loro la vasta ombra di un dilemma
l’uomo è un animale quieto
se vive nella sua tana
la donna non si sa se è ingannevole o divina
il dilemma rappresenta
l’equilibrio delle forze in campo
perché l’amore e il litigio sono le forme del nostro tempo.

Il loro amore moriva
come quello di tutti
come una cosa normale e ricorrente
perché morire e far morire
è un’antica usanza che suole aver la gente.

Lui parlava quasi sempre
di speranze e di paura
come l’essenza della sua immagine futura
e coltivava la sua smania
e cercava la verità
lei l’ascoltava in silenzio
lei forse ce l’aveva già
anche lui curiosamente
come tutti era nato da un ventre
ma purtroppo non se lo ricorda o non lo sa.

In un giorno di primavera
quando lei non lo guardava
lui rincorse lo sguardo di una fanciulla nuova
e ancora oggi non si sa
se era innocente come un animale
o se era come instupidito dalla vanità
ma stranamente lei si chiese
se non fosse un’altra volta il caso
di amare e di restar fedele al proprio sposo.

Il loro amore moriva
come quello di tutti
con le parole che ognuno sa a memoria
sapevan piangere e soffrire
ma senza dar la colpa
all’epoca o alla storia.

Questa voglia di non lasciarsi
è difficile da giudicare
non si sa se è cosa vecchia o se fa piacere
ai momenti di abbandono
alternavano le fatiche
con la gran tenacia che è propria delle cose antiche.

E questo il succo di questa storia
per altro senza importanza
che si potrebbe chiamare appunto resistenza
forse il ricordo di quel Maggio
gli insegnò anche nel fallire
il senso del rigore e il culto del coraggio
e rifiutarono decisamente
la nostra idea di libertà in amore
a questa scelta non si seppero adattare
non so se dire a questa nostra scelta
o a questa nostra nuova sorte
so soltanto che loro si diedero la morte.

Il loro amore moriva
come quello di tutti
non per una cosa astratta come la famiglia
loro scelsero la morte
per una cosa vera come la famiglia.

Io ci vorrei vedere più chiaro
rivisitare il loro percorso
le coraggiose battaglie che avevano vinto e perso
vorrei riuscire a penetrare
nel mistero di un uomo e di una donna
nell’immenso labirinto di quel dilemma.

Forse quel gesto disperato
potrebbe anche rivelare
come il segno di qualcosa che stiamo per capire…

Audio Intervista dal minuto 37’35” fino alla fine:

MINOLI. Stiamo ascoltando una canzone tua e di Sandro Luporini del 1981, Il Dilemma, nello spettacolo Anni Affollati, da dove viene? Da quale sentimento è nata? Da quale sguardo sulla realtà? 39’32’’

GABER. Ma… non è mai eccessivamente chiaro come nascono le cose, forse il desiderio di raccontare una storia o forse come una reazione a un atteggiamento dell’epoca. Ecco, io direi che spesso noi abbiamo questo desiderio di intervento, non tanto l’idea di fare una bella canzone, ma una canzone che in quel momento abbia un senso, un significato… veniamo da tutti gli anni 70’ che in qualche modo rappresentano un periodo di grande… di grande libertà sentimentale e quindi c’era una specie di rifiuto della coppia o della famiglia che allora si chiamava piccolo borghese, forse si chiama ancora ora … quel tipo di famiglia nella quale in fondo in qualche modo siamo cresciuti tutti, no? Aveva sicuramente dei limiti e rischiava di diventare oppressiva, poco ariosa, e comunque certamente con degli aspetti formali un po’ ipocriti, ecco, questo sicuramente, quindi a quel punto reazione! Avviene quasi sempre, che le reazioni siano, come dire, un cambiamento esagerato, una trasgressione totale, ecco, non si riesce mai a tenere quello che c’è di buono nelle cose e quindi si va dall’altra parte, una specie di gioco al rimbalzo, o di qua o di là. In quel caso, questa specie di infatuazione dell’amore, ecco, questa specie di trionfo dell’amore, questo continuare ad innamorarsi secondo noi sottintendeva anche forse una minor capacità di amare. La difficoltà ad approfondire dei rapporti… Allora, l’aspetto è un po’ infantile, cioè è chiaro che il momento dell’innamoramento, dell’inizio delle cose, è esaltante, ognuno ha una serie di gratificazioni sul piano dell’accettazione ci si scambia cose anche significative, per carità, ma poi questo tipo… questo aspetto così entusiasmante finisce, quindi, in qualche modo, la coppia si ritrova a una normalità che è faticosa evidentemente più impegnativa anche più come dire… che richiede più responsabilità e quindi a questo punto la capacità di andare a fondo in un rapporto e quindi in una sorta di trasformazione più profonda di questo progetto, un grande progetto che può essere anche quello di fare dei figli, quindi un progetto non certo indifferente, naturalmente richiede fatica e si preferisce continuare a innamorarsi per non arrivare al nocciolo della questione che è quello di prendere un impegno serio con l’altra persona e cercare di portarlo più in là possibile … per carità, non è che uno dice tutta la vita, deve essere no… in qualche modo prendersi le proprie responsabilità.

MINOLI. Nella canzone usate la parola resistenza.

GABER. Sì ecco la parola resistenza è proprio il desiderio di resistere a questi… mi pare che si dica nella presentazione… brividini … a questa sensazione, secondo me del tutto infantile, questo desiderio di essere accettati continuamente, questo bisogno di conferme, questo bisogno in qualche modo di esaltarsi nell’innamoramento e quando questo cade, dici, va beh dividiamoci facciamo un’altra famiglia, 5,6,10, benissimo a quel punto lì uno dice ma…ecco era questa la domanda della canzone, ma siamo ancora capaci di amare o invece facciamo finta proprio in questo trionfo dell’amore di avere grandi capacità ma non ne abbiamo… ecco questa è la domanda della canzone.

Dott. Roberto Cavaliere Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

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